VAULT13
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REVIEWS 2012

“We All Bleed” Review on Fire Alive

I padovani Vault 13 sono la tipica band che non ti aspetti: mi hanno stupito tantissimo sin dal primo ascolto e sono la conferma che anche in Italia negli ultimi anni sono nate bands che hanno molto da dire in termini di qualità e quantità. A Day To Remember, This Is Hell, The Blackout Argument, As I Lay Dying e Atreyu sono le bands a cui inevitabilmente si rifanno i Vault 13; oramai rimane poco da inventare e non resta altro che re-interpretare e miscelare secondo le proprie conoscenze e capacità un sound che abbia un’impatto forte, originale, competitivo e soprattutto ancora “sconosciuto”.
I Vault 13 sono proprio così, le strutture compositive sono very americane, orecchiabili al massimo, filano via che è un piacere con melodie azzeccate sia per quanto riguarda le voce che le chitarre. Non mancano parentesi più incazzate tipiche di Rise Against dove un growling convinto presenzia al meglio. Convinzione, professionalità, talento ed originalità esprimono perfettamente le caratteristiche di quest’ottima band. Metalcore e non solo, di ultimissima generazione…signore e signori ecco a voi i Vault 13! Ottimo lavoro, complimenti!


 

“We All Bleed” Review on Salad Days Magazine

Party core, easy core, chiamatela come volete, ma questo tipo di musica portata in voga dagli A Day To Remember funziona sempre. Il perché è presto detto: se fatta bene sa far divertire. Perché in fondo la musica oltre a far riflettere ed emozionare dovrà pur far divertire di tanto in tanto no? Considerazione che pare sia stata fatta anche dai Vault 13, gruppo padovano che in ‘We All Bleed’ mostra di avere tutte le carte in regola per far bene. Il loro album piace perché semplice e immediato, i riff sanno essere ruffiani e allo stesso tempo interessanti (grazie soprattutto alla buona tecnica strumentale dei musicisti), e il timbro della voce non è né sdolcinato né troppo incazzoso. Una via di mezzo che sa farsi apprezzare insomma. Pur non essendoci picchi di gradimento, il primo singolo ‘Your Biggest Mistake’ è un brano che riassume perfettamente ciò che i Vault 13 sono: una band dal sound diretto e dalle liriche ben congeniate. Di sicuro c’è che il nostro paese non è ancora pronto per questo tipo di sonorità, e proprio per questo motivo è facile prevedere per questi ragazzi maggiori fortune al di fuori dei nostri confini.


 

“We All Bleed” Review on Soundmagazine:

“Shadow Are Security” degli As I Lay Dying ha creato proseliti di fan, al punto da spingere diverse nuove realtà a seguirne le gesta. Il caso dei Vault 13 e del loro “We All Bleed” è uno di questi per quel che concerne il sound, assai influenzato sia nel songwriting che nella produzione. Nulla di sbagliato sia ben chiaro, ma di sicuro per chi – come il sottoscritto – è cresciuto ascoltando Lambesis e soci le similitudini risultano evidenti sin dal primo ascolto. Fortunatamente il gruppo veneto ha saputo andare oltre, mostrandosi combattivo e forte di qualche buona idea messa in atto con determinazione. Fondamentalmente il tutto si basa sulla loro ampia veduta in chiave musicale, nessun timore quindi nel mischiare nella tracklist brani metal, happy-core o hardcore oriented. Un operazione rischiosa ma che se fatta da una band al debutto ci può anche stare. Sinceramente tra le varie opzioni fornite all’ascoltatore quella tendente a sonorità easy listening (vedi A Day To Remember) rimane la più convincente, dove il gruppo gioca le sue carte migliori divertendosi e facendo divertire. Non è certo un caso che la scelta del primo singolo sia caduta proprio su “Your Biggest Mistake”, mix accattivante tra l’heavy e il melodico ideale per un party. Un po’ sottotono la parte più incazzosa del disco, come detto in precedenza troppo influenzata dai big internazionali e penalizzata da una registrazione che tende a ovattare soprattutto le chitarre. Le basi per un solido futuro ci sono tutte – con pregi e difetti al seguito – attendiamo ora ulteriori sviluppi per decretare la crescita di questi Vault 13.


 

“We All Bleed” review on SpazioRock

Direttamente da Padova ecco che approdano sulla scena musicale nostrana i Vault13(e qui si illumina la lampadina nella testa del recensore amante dei videogiochi che si domanda se il nome sia preso dal franchise di Fallout) con forza e tanta voglia di farsi sentire. Con questo debut album distribuito tramite This Is Core Music, il giovane quintetto dà prova di avere tanta voglia di fare e molte idee per la testa. “We AllBleed” è un album che di fatto esprime delle ottime potenzialità e un gran senso della melodia, e allo stesso modo mette in evidenza qualche difetto che purtroppo lo allontanano dalla perfezione.

“We All Bleed” è un disco metalcore duro e puro, con pochi fronzoli e tanta energia. Gli ingredienti ci sono tutti: i riff serrati, la batteria martellante e le linee vocali estremamente catchy, il tutto mescolato a dovere e presentato qui in un totale di dieci brani più introduzione. Il lavoro svolto è decisamente encomiabile, soprattutto dal punto di vista della produzione: ben lontano da un sound da registrazione casalinga, il bilanciamento delle tracce è a dir poco perfetto. Non vi è un solo strumento lasciato in disparte o in retroguardia, cosa che permette un’ottima resa generale delle musiche e da l’opportunità all’ascoltare di doversi sforzare poco o nulla per sentire tutti i piccoli dettagli del platter.La forza di questo debut sta, oltre che nell’ottima produzione, nel songwriting, specialmente dei brani centrali come “Healing”, “Believe Nothing” e “Redeemer”, particolarmente ispirati e decisamente variegati, che catturano l’attenzione in maniera semplice e diretta. Purtroppo però, per quanto vario e particolareggiato, “We All Bleed” non è certo la perfezione fatta album. Soffre, come quasi tutte le uscite metalcore, di quel tocco di “banalità”, o meglio, di “prevedibilità” causato dai rigidissimi stilemi del genere, come il breakdown che deve essere quasi onnipresente o l’alternanza tra scream e voce pulita, che se ben gestita, come nei brani sopracitati, dona un tocco melodico in più in contrasto con le vocals più dure, ma che spesso suona fuori contesto, quasi messa lì per “far mucchio” e allungare un po’ il brodo, cosa che peggiora notevolmente la riuscita generale di una canzone che, a volte, può essere già debole di suo.In buona sostanza abbiamo di fronte un debut discreto, con ottimi spunti per delle future uscite. È evidente che, data la giovane età dei Vault13, questo album manchi un po’ di quell’esperienza che a volte segna la differenza tra un buon esordio e uno sufficiente, ma se voglia e passione si manterranno costanti, possiamo intravedere un futuro abbastanza roseo per questi ragazzi e per tutti i fan del metalcore, italiani ed esteri.


 

“We All Bleed” review on Metalhead.it

(This Is Core Music) L’etichetta ligure This Is Core Music assorbe nel roster una nuova e giovane band, ovvero i Vault13, padovani e dediti metalcore, ma scalpellato con uno stile melodico. I cinque musicisti si dimostrano preparati e sorretti da una produzione importante, quella di Maurizio Baggio presso l’Hate Studio, che smussa gli angoli agli 11 pezzi i quali colpiscono appunto per le loro trame melodiche, più che per un’agguerrita consistenza di metal moderno. Per carità, Les (cantante e di buone capacità) e i Vault13 non mancano di incisività, ma alcune soluzioni rimandano ad altri. L’iniziale title track è ben ordinata, modale nel suo combinare metal e hardcore, “You Biggest Mistake” punge con la sua spensieratezza punk, “Believe Nothing”, “Healing” e “Destroyer” sono altre canzoni degne di menzione. Il resto del materiale si assesta come un lavoro suonato con disinvoltura e cura. Il fatto è che il genere affrontato ha detto molto e nel giro di pochi anni, dunque ora gli ultimi arrivati devono metterci tutta la personalità possibile per imporsi. Naturalmente questo vale anche per i Vault13, i quali con “We All Bleed” siglano un debut incoraggiante.


 

“We All Bleed” Review on Ondalternativa

La This Is Core ci porta il CD di questi Vault 13 (nome mutuato da Fallout?) da Padova, composti da Les alla voce, Lore e Carlo alle chitarre, Mac al basso e Nic alla batteria.

Devo dire che la copertina mi ha fatto pensare subito ad un gruppo metal nel senso più classico del termine, quando invece dopo l’intro ci troviamo al cospetto della title track dove possiamo sentire un gruppo in bilico fra hardcore tendenzialmente melodico con vocalizzi cattivi alternati ad aperture pulite e cori (tipo As I Lay Dying e compagnia bella); le capacità strumentali ci sono e i Vault 13 fanno un onesto lavoro per tutta la durata dell’album, seppur forse penalizzati un pochino dalla produzione che appiattisce un po’ il suono e sono un po’ in bilico fra due generi che riescono sì a suonare bene ma danno un po’ un senso di incompiuto. Mi spiego meglio: se da una parte ci sono pezzi come “Destroyer” e “Your biggest mistake”, votate al lato più melodico e musicalmente spensierato, in altre canzoni i Vault 13 sono prigionieri di schemi ultra sicuri e già percorsi (e qui vorrei approfittare dicendo una volta per tutte: basta con gli effetti vocali che fanno suonare tutto così dannatamente uguale –e mi riferisco specialmente a quell’effetto da singhiozzo elettronico che ammazza!-, nonostante le idee e la melodia siano presenti e vincenti) e farebbero meglio a liberarsene perché la capacità e la voglia di fare qualcosa di più personale c’è (vedi “Healing”, con cantato più incisivo e cambi di tempo). Oltre i pezzi già riportati penso che i migliori e che spiccano di più sono “Death wish”, un asso nella manica, e la doppietta finale. Un CD “solo” carino ma che fa vedere un gruppo con ottime potenzialità con qualche piccolo difettuccio da aggiustare; penso che i Vault 13 riusciranno presto a liberarsi da certi condizionamenti musicali che imperano un po’ troppo oggi come oggi e riusciranno a sfornare un ottimo prodotto suonando a briglia sciolta.

Ottime capacità, come ripeto, ma un disco che lascia un senso di incompiuto per ciò che sarebbe potuto essere (ovvero persino meglio) con un pizzico di originalità in più.


 

“We All Bleed” Review on Noize Italia

I padovani Vault 13 debuttano per This is Core Music con un lavoro decisamente intrigante e capace di far breccia nel cuore sia di chi ascolta le sonorità  metalcore ”alla” As I Lay Dying sia chi apprezza maggiormente le sonorità più solari e vicine al punkcore. Evidenti ad esempio i richiami agli A Day To Remember nel singolo “Your Biggest Mistake ” ed in “Believe Nothing”, tentativi andato in porto di unire le strutture core con le melodiehappy e di estrazione punk tipiche della band americana. Ma la capacità dei Vault 13 di costruire pezzi validi e che colpiscono l’ascoltatore viene fuori anche in brani diretti e ben strutturati come la cadenzata “What Goes Around Comes Around” e le meno levigate e più heavy (ma con un interessante hook melodico) “We All Bleed” e “Destroyer”. Dodici (più breve intro) i pezzi presenti in questo disco di debutto che gli amanti dei generi citati troveranno senz’altro interessante e piacevole. Proprio quel flavour punkcore potrebbe essere la carta vincente per poter differenziarsi in un panorama core che sembra essere sempre sul punto di collasso ma che sforna mensilmente una quantità di band davvero impressionante.


 

“We All Bleed” review on Metalitalia

I Vault13 sono una band di Padova al debutto con questo “We All Bleed” che esce tramite la This Is Core Music, una piccola label indipendente specializzata in metalcore e affini. Il genere proposto da questi cinque ragazzi è, appunto, un metalcore melodico e orecchiabile, che prende largamente spunto da quanto fatto da band come As I Lay Dying, A Day To Remember e Alexisonfire. Gli ingredienti che compongono il sound dei Vault13 sono gli stessi che hanno reso celebre, talvolta amato e talvolta odiato, il genere in questione. Ecco quindi comparire il classico riffing portante dal sapore swedish melo-death, alternato a stacchi mosh spacca ossa, una volta tanto usati con parsimonia e cognizione di causa; con l’aggiunta, poi, di varie urla in salsa hardcore il gioco è fatto… Anzi, no, mancano le vere e proprie protagoniste di questa release: una sconfinata serie di clean vocals, con ritornelli e melodie catchy che si incollano al cervello dell’ascoltatore sin dal primo ascolto e che sicuramente potranno trovare buoni riscontri tra i fan del genere in questione. Nel complesso, “We All Bleed” è un lavoro ben fatto, dove ogni cosa è sostanzialmente al suo posto, a cominciare dalla produzione, potente e cristallina, passando per una discreta preparazione tecnica dei vari strumentisti, fino all’artwork orrorifico curato e ben fatto. Se nulla abbiamo da appuntare ai Nostri dal punto di vista prettamente tecnico, qualche critica ci sentiamo di farla sul versante della personalità, che risulta quasi non pervenuta: un conto, infatti, è ispirarsi a qualche band e un conto è scrivere canzoni che sembrano b-side degli As I Lay Dying e simili, come accade durante alcuni episodi di questo disco. Se si è amanti del genere, in “We All Bleed” si possono tuttavia trovare spunti divertenti, oltre ad un lotto di canzoni piacevoli da ascoltare e ben fatte. Speriamo che in futuro i Nostri decidano di lavorare maggiormente sul versante personalità, perché le possibilità per fare bene sembrano esserci; sarà il caso di tirarle fuori se non si vuole finire in un limbo sconfinato.


 

“We All Bleed” Review on Metal.it

Prendete una giovane band padovana, cresciuta a pane e As I Lay Dying. Fatto? Bene. Ora mescolatela con attitudine punk, qualche ritornello catchy, un po’ di mtv-attitude. Fatto? Bene. Infine, aggiungete un’ottima tecnica agli strumenti ed una produzione dal taglio nordamericano. Fatto?Benissimo. Dopo questa parentesi alla Art Attack, il vostro Sbranf Mucciaccia vi presenta i Vault 13, ossia un nome molto, molto promettente in ambito metalcore-melodic hardcore. E fra le mani abbiamo il primo full length della band, “We All Bleed”, battezzato da una copertina davvero accattivante, ottimo prodromo di quello che si rivelerà essere un album interessante, ben suonato e ben prodotto.
La vera forza motrice dietro “WAB”, secondo chi scrive, è la varietà stilistica dei brani, che riescono a ben destreggiarsi in un saliscendi di melodie e bpm, piazzando qua e là un paio di brani moooolto radio-video-friendly (vedi il primo singolo, “Your Biggest Mistake“, visionabile in fondo alla recensione), ma che in questo caso stanno benissimo nel pacchetto, rendendo anzi il tutto ancor più appetibile. È indubbio che qui non c’è una nota che non sia derivativa, ma stiamo parlando di un debut album di una band che di sicuro ha saputo far propri i capisaldi di un ambito musicale in cui le regole d’oro sono potenza, voce incazzosa/ritornello melodico, riffing pogatorio e look. Bene, ai Vault 13 non manca davvero niente di tutto questo. Salvo, forse, un biglietto per gli States…


 

“We All Bleed” Review on GROWL in Italy

Nuovo lavoro discografico per i veneti Vault 13, questi cinque ragazzi si destreggiano proponendo un punk/hardcore all’americana. Ottima la proposta iniziale con We all bleed, Destroyer e Your biggest mistake, e a primo ascolto nel complesso, le tre tracce più interessanti. Un ritorno al punk fine anni 90′ con un po’ di scream per rendere più aggressivo il sound e l’aggiunta di inserti elettronici, questo è quello che caratterizza il gruppo, rimandi ad un certo punk dei Green Day e al metalcore degli  A Day To Remember . La loro è sicuramente una proposta che cerca di prendere la maggioranza del pubblico essendo abbastanza melodici e di facile fruizione. Album ben prodotto, ed artwork d’ispirazione horror e fumettistico che ben giustifica il nome di questo gruppo, ispirato al concetto del sangue come rinuncia. Consigliato agli amanti del metalcore di ultima generazione e alle sonorità festaiole.


 

“We All Bleed” Review on Grindontheroad

La genovese This Is Core Music licenzia il nuovo album dei padovani Vault13, proseguendo così sulla scia delle numerose metalcore bands che solcano la penisola in cerca di fortuna. Formatisi nel 2007, la band arriva al traguardo del primo album dopo un primo disco autoprodotto, diversi cambi di formazione e quasi due anni di stop, dovuti alle esigenze dei vari membri. Le coordinate sonore vedono nel metalcore più melodico e “solare” di gruppi quali A Day to Remember la loro maggiore ispirazione. Il disco, registrato presso gli Hate Studio di Vicenza sotto la produzione di Maurizio Baggio, è costellato di ritmiche stoppate e si lascia spesso andare, come detto, al lato più aperto melodico e felice del genere, andando a sforare non di rado in forme moderne di punk-rock (“An Ode to My Enemies”, “Death Wish” ecc). La compressione dei suoni e l’accordatura volutamente bassa, tuttavia, fa sì che siano proprio i suoni a soffrirne, risultando talvolta caotici e mal bilanciati. In altre parole, non sono pochi i casi in cui i bassi risultano troppo saturi, andando a gracchiare contro le casse, anziché rilasciare le esplosioni sonore che ci si aspetterebbe.

Nel mucchio di brani veloci e dinamici, non manca certo il tempo per una ballata (“Believe Nothing”) che stempera un po’ i toni e conferisce un po’ di varietà al tutto. E forse è proprio qui che i nostri riescono a spingersi oltre la miriade di altri cloni che affollano il genere. Intendiamoci: il disco è ben suonato, e ci sono buoni spunti di originalità. Tuttavia, iVault13 sembrano soffrire di tanto in tanto di quel male cronico che ha affetto il panorama metal(core) sin dai suoi albori, ossia la ripetitività assidua e costante di certi schemi e l’adagiarsi su cliché triti e ritriti. La conseguenza di tutto ciò è che, mentre vi sono gruppi che possono godere di grandi mezzi pubblicitari e intere strutture discografiche pronte a promuoverli e spalleggiarli, diventa sempre più difficile per le nuove leve la possibilità di emergere. Non a caso, è proprio un’altra “mosca bianca” come “What Goes Around Comes Around” che, con il suo andamento hard rock senza fronzoli riesce, poiché diversa dal branco, a farsi distinguere nella quarantina di minuti entro cui si sviluppa il disco.

In definitiva, un lavoro che, come tanti altri, promette bene, ma non arriva (quasi) mai a dimostrare la propria unicità. Non abbiamo dubbi su come, dal vivo, il tutto possa risultare coinvolgente, ma, per quanto sia apprezzabile il tentativo di crossover fra generi, quando si tratta di puntare ad ascolti frequenti su disco, servono altre strategie.

 

 

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